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Recensione del paracadutista Marco Spanu

LIBROIl sito www.geocities.com/pentagon/4031 e’ stato visitato da piu’ di 800.000 lettori fino ad oggi, vi invito ad aggiungervi a questa moltitudine perché ognuno dei capitoli ha la forza dirompente del racconto vero di missioni autentiche compiute dall’autore Antonino Arconte e dai suoi colleghi durante gli anni della Guerra Fredda agli ordini del Servizio Informazioni Difesa Italiano, inquadrati in una struttura segretissima che rispondeva al nome di Gladio. Arconte, sardo di Cabras, non è un romanziere, ogni evento che racconta l’ha vissuto in prima persona e ha documenti inoppugnabili per provarlo, documenti che mette a nostra disposizione insieme alla minuziosa descrizione delle missioni segrete alle quali ha partecipato negli anni ’70 e ’80. Nel primo libro “The real history of Gladio” pubblicato nel sito e il successivo “L’ultima missione” di quasi 600 pagine, Arconte operatore del COMSUBIN reparti Stay Behind ci racconta di operazioni in Angola contro le truppe cubane e russe, in Vietnam per sbaragliare i piani dei nord-vietnamiti. Il racconto della missione a Beiruth nel 1978 rivela retroscena impensabili del rapimento di Aldo Moro e della caccia al terrorista internazionale Carlo detto “lo sciacallo”. Ma l’elenco è ancora lungo: Malta, Libia, Iran, Yemen, oltre la Cortina di Ferro in Russia e in Romania per portare in salvo transfughi e informazioni Sud Africa, Nord Africa,Afghanistan, Stati Uniti (e qui scopriamo un aspetto inedito del finanziere Raul Gardini. Sono missioni dalle quali il ritorno “è un imprevisto”, i Gladiatori lo sanno ma sono volontari addestratissimi e pronti a tutto animati come sono da un patriottismo fuori dal comune. Muoiono, muoiono in tanti in luoghi lontani….Ragazzi , negli anni ’70 la parola PATRIA era quasi fuorilegge in Italia, ce lo ricordiamo tutti! Viva Antonino Arconte che ci spiega come per tanti anni nelle situazioni più pericolose, i Gladiatori Italiani si sono sacrificati per difendere tutti noi, i nostri valori e le nostre tradizioni dall’assalto portato dalle falangi armate da Mosca e dai regimi dittatoriali dell’Africa del Nord. Non c’è una lapide per ricordare quei nostri caduti senza nome, a malapena per qualcuno le coordinate geografiche di un pezzo di foresta africana o vietnamita dimenticata da Dio e dagli uomini, credo però che dopo aver letto questi libri ciascuno di noi nel proprio cuore dedicherà un Sacrario ideale intitolato ai Gladiatori Italiani.