• Home   Premessa   La Folgore   Citazioni   La sfida   I libri   Links

M.O.V.M. Divisione Folgore

Maggiore Paracadutista Aurelio Rossi

maggiore rossiUfficiale di complemento quattro volte ferito, mutilato di guerra, già cinque volte decorato al Valore Militare, accorreva volontario fra i Paracadutisti affascinato dal miraggio di potersi meglio offrire all'audacia ed al rischio. Distintosi in numerosi combattimenti per coraggio e sprezzo del pericolo, sosteneva in critica situazione un violento attacco di reparti corazzati, stroncandolo ed infliggendo all'avversario gravi perdite di uomini e mezzi.
Posto quindi a presidio di una postazione divenuta l'obiettivo centrale dell'offensiva avversaria, resisteva con tenace fermezza, sempre presente fra i suoi uomini nei punti più esposti, a violentissimi reiterati attacchi che rintuzzava con audaci contrattacchi.
Ferito gravemente rifiutava di lasciare il comando del battaglione e indomito persisteva nella cruenta impari lotta.
Colpito mortalmente pronunciava fiere parole animatrici per i suoi soldati ed immolava con sublime eroismo la sua vita educata al più puro amore di Patria e alla sacra religione del Dovere. 
Africa Settentrionale 20 Agosto - 3 Settembre 1942




Tenente Ferruccio Brandi

movmComandante di plotone paracadutisti, attaccato da preponderanti forze corazzate, rincuorava ed incitava col suo eroico esempio i dipendenti a difendere a qualsiasi costo la posizione affidatagli. Sorpassato dai carri, raccolti i pochi superstiti, li guidava in furioso contrassalto, riuscendo a fare indietreggiare le fanterie avversarie seguite dai mezzi corazzati. Nuovamente attaccato da carri, con titanico valore, infliggeva ad essi gravi perdite ed, esaurite le munizioni anticarro, nello estremo tentativo di immobilizzarli, si lanciava contro uno di questi e con una bottiglia incendiaria lo metteva in fiamme. Nell'ardita impresa veniva colpito da raffica di mitragliatrice che gli distaccava la mandibola; dominando il dolore si ergeva fra i suoi uomini, e con la mandibola penzolante, orrendamente trasfigurato, con i gesti seguitava a dirigerli, e ad incitarli alla lotta, tra fondendo in essi il suo sublime eroismo. Col suo stoicismo e col suo elevato spirito combattivo salvava la posizione aspramente contesa e, protraendo la resistenza per più ore, oltre le umane possibilità, s'imponeva all'ammirazione dello stesso avversario. I suoi paracadutisti, ammirati e orgogliosi, chiesero per lui la più alta ricompensa. 
El Munassib (Africa Settentrionale), 24 ottobre 1942.




Sergente Maggiore Dario Pirlone

movmComandante di un pezzo anticarro impegnato da forte formazione di carri armati di fanteria nemica, riusciva, dopo strenua lotta, ad infliggere al nemico sensibili perdite, catturando con ardita mossa l'equipaggio di un carro colpito. Successivamente, avuto immobilizzato il pezzo, feriti i suoi serventi, ferito egli stesso gravemente alle gambe, incitava i dipendenti a non perdersi d'animo ed a continuare a combattere con le bombe a mano ed i pugnali. Sopraffatto dal nemico, irrompente nella postazione, vincendo lo strazio del suo corpo martoriato, sorreggendosi con uno sforzo supremo sulle gambe maciullate, scaricava la pistola sul nemico e gridando: "Voi non mi avrete vivo -Viva l'Italia", cadeva da prode.
El Alamein (A.S.), 24 ottobre 1942.




Capitano Costantino Ruspoli

movmComandante di compagnia paracadutisti impiegata come fanteria nella difesa di un importante caposaldo isolato nel deserto, benché ammalato, sosteneva una poderosa preparazione di artiglieria e poi l'attacco di forze corazzate nemiche soverchianti che contrattaccava con indomito coraggio. Mentre il nemico sorpreso da tanta bravura ripiegava coi suoi carri, non avendo potuto né sopraffare e neppure fiaccare l'eroica resistenza dei difensori, il prode comandante alla testa della compagnia decimata cadeva nel contrassalto colpito al petto da una raffica di mitragliatrice e trovava ancora la forza di gridare ai suoi uomini "Evviva l'Italia". Fierissimo comandante ed esemplare soldato contribuiva a formare intorno al nome della Divisione "Folgore" un alone leggendario di gloria.
Deir El Munassib (El Alamein), 26-27 ottobre 1942.




Tenente Colonnello Carlo Marescotti Ruspoli

movmComandante di raggruppamento paracadutisti, due volte ferito nell'attraversare i campi minati e, per quanto tormentato da malattia, restava in linea con i suoi prodi. Attaccato da preponderanti forze corazzate, presente dove maggiormente infuriava la lotta, calmo ed impassibile sotto il bombardamento dell'artiglieria, era l'anima della resistenza e di fulgido esempio ai suoi dipendenti. Colpito a morte, chiudeva eroicamente un'esistenza di intrepido soldato e di fierissimo comandante tutta dedicata alla grandezza della Patria.
Africa Settentrionale, Estate 1942; Passo del Cammello (Depressione di El Kattara), 4 novembre 1942.




Tenente cpl. 186° rgt. GOLA Marco

movmUfficiale di artiglieria paracadutista di elette qualità professionali e morali chiedeva di far parte di un battaglione paracadutisti. Ricoverato in luogo di cura per malattia contratta a causa dei disagi della vita del deserto, fuggì dall'ospedale per partecipare ai combattimenti in cui il battaglione era impegnato. Più volte, sotto rabbioso tiro nemico rimase calmo, in piedi, a dirigere il tiro dei propri mortai sublime esempio ai suoi paracadutisti. Durante un violento e pericoloso attacco di prevalenti forze nemiche preceduto da lungo ed intenso tiro di preparazione d'artiglieria appoggiato da carri armati e diretto al fianco ed al tergo del battaglione sostituiva col tiro accelerato dei suoi mortai il fuoco di sbarramento di artiglieria venuto a mancare, continuando a martellare il nemico durante la sua avanzata ed incurante del violento fuoco di controbatteria cui era sottoposto. Delineatosi il contrattacco dei paracadutisti italiani, di iniziativa, riuniva i propri serventi e si scagliava contro il nemico disorientandolo. Ferito due volte, continuava a combattere; ferito una terza volta e mortalmente, rifiutava energicamente di essere soccorso dai suoi paracadutisti accorsi e li incitava ancora al combattimento. Consapevole della sua prossima fine, rimaneva sereno e forte e dichiarava solo di essere fiero che il battaglione avesse assolto il compito affidatogli. Spirava poche ore dopo, chiudendo gloriosamente la sua generosa esistenza.
Egitto, Naqb Rala (El Alamein), 23-24 ottobre 1942.




Sottotenente cpl., 186° rgt. GAMBAUDO Giovanni

Comandante di centro avanzato attaccato da preponderanti forze corazzate e motorizzate, per tutta la notte, con il tiro delle proprie armi, riusciva ad inchiodare il nemico davanti alle sue posizioni, arrestandone lo slancio offensivo, e causandogli forti perdite. All'alba, per quanto ferito, con i pochi superstiti, si lanciava al contrassalto, per alleggerire la pressione sui centri di resistenza laterali. Ricacciato nel suo centro dall'azione dell'artiglieria nemica, ormai quasi privo di uomini, ferito una seconda volta, riprendeva personalmente il fuoco con le armi rimastegli. Ferito per una terza volta ed intimata gli la resa, rifiutava; ritto in piedi, sparava l'ultimo caricatore di moschetto sul nemico, e colpito una quarta volta, moriva al suo posto di combattimento gridando: "La Folgore muore ma non si arrende! Viva l'Italia!"
Qaret el Himmeimat (A.S.), 23 -24 ottobre 1942.




Tenente cpl. 186° rgt. BANDINI Roberto

movmComandante di un centro di fuoco sulla linea di resistenza, attaccato da preponderanti forze motorizzate sostenute dall'intenso efficace tiro di artiglieria, reagiva con perizia e valore riuscendo ad arrestare l'impeto nemico e a ristabilire la situazione con audace contrassalto. Ferito, continuava a mantenere il comando del centro sottoposto alla pressione nemica. Attaccato nuovamente, resisteva imperterrito a malgrado delle gravi perdite subite e quindi contrassaltava con violenza. Gravemente ferito una seconda volta, persisteva nell'impari lotta alimentando lo spirito combattivo dei suoi valorosi paracadutisti col suo eroico esempio. Colpito per la terza volta protraeva l'azione, culminante in epica mischia all'arma bianca, finché cadeva sull'estremo lembo della posizione da lui contesa all'avversario per tre giorni con ammirabile tenacia.
Purissimo esempio di leggendario eroismo, chiudeva la sua giovane esistenza al grido di "Avanti la Folgore. Viva l'Italia".
Quota 125 di Qaret el Him meimat (Egitto), 23-25 ottobre 1942.




Paracadutista 186° rgt. CAPPELLETTO Giuseppe

movmPortaordini di un centro avanzato attaccato da ingenti masse corazzate nemiche, si spingeva audacemente in avanti fin dall'inizio della lotta per poter dare sicure informazioni. Ferito persisteva nel suo compito e rientrava poi portando sulle spalle un compagno ferito più gravemente di lui. Medicato sommariamente, rifiutava di allontanarsi e rimaneva al suo posto di combattimento. Rimasto il suo centro isolato, si offriva per riferire al comandante di compagnia sulla situazione e, in terreno piatto, completamente scoperto, sotto lo infuriare del tiro nemico, compiva anche questa seconda missione e, benché nuovamente ferito, rientrava ancora al suo centro per riprendere la lotta. Completamente accerchiato il centro, costretto con i superstiti all'ultimo limite della trincea, caduti tutti i graduati, era ancora l'anima della resistenza e, rifiutata la resa, continuava la lotta, fino a che una granata, colpendolo in pieno, non ne stroncava la eroica resistenza.
Quota 125 di Qaret el Himmcimat (A.S.), 23-25 ottobre 1942




Paracadutista 186° rgt. LUSTRISSIMI Gerardo

movmLanciafiammista addetto allo sbarramento del varco di un campo minato, attaccato da preponderanti forze, sotto violento e continuo fuoco dell'artiglieria, per oltre 24 ore si prodigava in ogni modo con il suo speciale mezzo di lotta per impedire il transito dei carri armati dell'avversario. Esaurito il liquido da lanciafiamme, continuava a combattere, lanciando bottiglie anticarro, fino a che caduto ferito, veniva catturato dall'avversario. Appena riavutosi, con un piccolo gruppo di compagni impegnava con audace corpo a corpo le sentinelle, e riusciva a rientrare nelle nostre linee. Ripreso il suo posto di combattimento e colpito nuovamente persisteva nella strenua impari lotta. Esaurite le munizioni, stretto da vicino da carri armati che irrompevano ormai attraverso il varco, sdegnoso di arrendersi, dissotterrava una mina e, a tre metri di distanza, la lanciava sotto il carro armato di punta che veniva distrutto dall'esplosione, investito dalla vampata e dalle schegge trovava gloriosa morte. Fulgido esempio di supremo eroismo nella luce delle più pure virtù guerriere.
Africa Settentrionale, 23-25 ottobre 1942.




Sergente paracadutista 186° rgt. PISTILLO Nicola

movmNel corso di un'accanita e sanguinosa battaglia, destinato con la sua squadra alla difesa di un'importante posizione, per quanto duramente attaccato, resisteva tenacemente con successo per oltre 24 ore. Accortosi che l'avversario con ingenti forze corazzate e con truppe di assalto stava circondando e sopraffacendo un centro di fuoco al suo fianco, di iniziativa, portava un gruppo di uomini a soccorso dei compagni pericolanti e con grande ardimento, all'arma bianca ed a colpi di bottiglie anticarro, riusciva a rompere il cerchio degli attaccanti e, benché ferito, ad entrare nella posizione. Quivi, trovato morto l'ufficiale comandante, riuniva i pochi difensori superstiti e li portava al contrassalto ricacciando l'avversario. Nuovamente ferito rimaneva al suo posto. In un nuovo improvviso ritorno offensivo dell'avversario rifiutava di arrendersi e, gridando ai suoi uomini: "La Folgore muore, ma non si arrende", li portava ancora una volta all'assalto, ma colpito gravemente cadeva sulla posizione tanto tenacemente difesa. Eroica figura di comandante animatore e trascinatore di uomini.
Africa Settentrionale, 23-25 ottobre 1942.




Caporal maggiore 185° rgt. PONZECCHI Dario

movmPosto di vedetta oltre un campo minato per prevenire la rimozione delle mine, durante un intenso tiro a nebbiogeni, avvertiti rumori, avanzava fra la nebbia per accertamenti. Caduto in una imboscata, impegnava accanita lotta corpo a corpo invitando ad alta voce i difensori della posizione retrostante ad aprire il fuoco sulla zona dove lui si trovava ad evitare che le mine venissero rimosse, immolava così la sua giovane esistenza, mirabile esempio di elevato senso del dovere e di stoica fermezza.
Africa Settentrionale, 26 ottobre 1942.




Capitano s.p.e. cavalleria 187° rgt. SIMONI Gastone

movmVolontario in reparti paracadutisti, celava stoicamente le sofferenze di precedente infermità di guerra per non allontanarsi dai suoi uomini, in durissima battaglia, comandante di compagnia, sosteneva con indomita fermezza per più giorni consecutivi sotto incessanti bombardamenti terrestri ed aerei l'urto di fanteria e mezzi corazzati nemici, costringendoli sempre a ripiegare. Vista la gravità del pericolo che correva l'intero schieramento, decideva con fulminea prontezza di contrassaltare; fatto impugnare le bottiglie incendiarie dai pochi uomini rimasti, con ardimento sovrumano si avventava alla loro testa contro carri armati infiltratisi, riuscendo ad arrestarne alcuni ed a ricacciare gli altri. Nell'inseguirli oltre la cerchia del caposaldo, cadeva colpito a morte, coscientemente sacrificandosi per la salvezza del settore in un atto di disperata audacia, il solo che in quella tragica situazione poteva ricacciare ancora una volta il nemico. Altissimo esempio di consapevole dedizione al dovere.
Deserto Occidentale Egiziano, 23-27 ottobre 1942.




Paracadutista 187° rgt. CESARONI Giacomo

movmStaffetta portaordini di compagnia, durante un intensissimo e tambureggiante fuoco di preparazione di artiglieria nemica, assicurava i collegamenti del comando con i vari centri di fuoco. Nel corso dell'attacco, benché ferito e grondante di sangue, portava a termine rischiose missioni. Nuovamente ferito rifiutava ogni soccorso e si offriva pel recapito di un messaggio al comando del battaglione. Al ritorno, ferito una terza volta nell'attraversare una zona scoperta molto battuta, pur immobilizzato negli arti inferiori, a forza di sole braccia e reggendosi sui gomiti, si portava al comando di compagnia e consegnava l'ordine ricevuto. Sentendo prossima la fine, al proprio comandante che lo sorreggeva dichiaravasi felice d'offrire la vita per l'Italia ma dolente di non poterla più servire.
Deir El Munassib (A.S.), 29 ottobre 1942.




Paracadutista 186° rgt. FRANCHI Leandro

movmVolontario di guerra, in numerose azioni rischiose era sempre di esempio e di incitamento ai propri commilitoni di squadra. Durante un attacco avversario compiuto con poderosi mezzi corazzati, sopraffatto il suo reparto, rimaneva ferito in diverse parti del corpo e cadeva prigioniero. Nonostante la menomazione fisica riusciva, dopo cruenta lotta con sentinelle attaccanti, a liberare diversi camerati catturati e, dopo inauditi sforzi, a raggiungere le nostre linee con un ufficiale gravemente ferito portato sulle spalle ed un altro, rimasto cieco, guidato per mano. Nuovamente catturato durante violento combattimento, tentava ancora di fuggire ma veniva gravemente ferito. Ripresa conoscenza, s'impossessava di una rivoltella di un caduto e impegnatosi in epico corpo a corpo, riusciva, all'estremo delle sue forze, a rientrare al suo reparto. Paralizzato degli arti destri, quasi cieco, resterà nel tempo, mirabile esempio di nobile altruismo e spiccato valore personale.
Africa Settentrionale, novembre 1942.




Tenente cpl. STARACE Giovanni

movmAllievo paracadutista, vibrante di entusiasmo e di fede, perduti il braccio e la spalla sinistra in esercitazione, conscio del pericolo cui si esponeva, insisteva fino ad ottenere di proseguire i lanci per essere pari agli altri nei pericoli, nei disagi, nella lotta. Inabile alle fatiche di guerra, ma animato dal più alto spirito guerriero, seguiva la sua divisione paracadutisti al fronte, dove prodigandosi con perizia, ardimento e profondo senso del dovere nei difficili e vitali compiti assegnatigli, costituiva con l'esempio fiamma vivente di patriottismo, di fede e di abnegazione. In un momento assai critico della battaglia, accerchiata la divisione da preponderanti forze nemiche, superava con sforzo sovrumano per più giorni e notti consecutive, ostacoli e stenti di ogni sorta per porre in salvo preziosi materiali affidatigli. Durante un più intenso bombardamento nemico, abbandonati a rischio della vita gli occasionali ripari si slanciava generosamente in soccorso di un grave ferito riuscendo con il braccio superstite a trarlo a salvamento. Colpito egli stesso alla testa cadeva privo di sensi. Soccorso e trasportato in un ospedaletto da campo, trovava ancora la forza di insistere con sublime ostinazione per tornare al proprio reparto.
Africa Settentrionale, luglio-novembre 1942.




Caporal maggiore paracadutista 186° rgt. ANDRIOLO Antonio

movmComandante di squadra mortai da 81 posta a guardia del varco di un campo minato, durante dura e violenta battaglia si prodigava per otto giorni nell'impiego tempestivo delle armi tenendo altissimo coi suo esempio il morale dei suoi uomini contro gli accaniti e reiterati sforzi del nemico diretti ad impadronirsi del varco. Ferito, rifiutava ogni cura e rimaneva al suo posto. In fase di ripiegamento, al nemico che con altoparlanti invitava alla resa offrendo a quel pugno di uomini l'onore delle armi, rispondeva col fuoco dei mortaio mettendo in fuga i mezzi esploranti che si avvicinavano alla postazione. Fatto segno alla intensa reazione di fuoco, incitava i compagni a resistere ed usciva dalla postazione allo scoperto per meglio dirigere il tiro, in questo supremo tentativo cadeva colpito da una granata.
Ai compagni accorsi per soccorrerlo indicava nell'agonia gli elementi nemici contro cui dirigere il fuoco e spirava ordinando ancora: "Sparate!". Sublime esempio di dedizione al dovere, spinta oltre la vita.
Quota 125 di Qarct ci Himmeimat, Quota 146 di Rain Pool, 23 ottobre-4 novembre 1942.